Ieri eravamo in fascia arancione.  Siccome non si poteva andare fuori comune, se non con l’autocertificazione che non mi va di fare perché non mi devo giustificare con nessuno, ho deciso di fare una passeggiata.

     Sono arrivato a piazza dei Cinquecento, alla stazione Termini, dove c’è il più grande capolinea degli autobus di Roma.  Gli autobus arrivavano, i passeggeri tutti muniti di mascherina scendevano dalla porta centrale, quelli che erano in attesa sempre mascherati salivano dalla porta di accesso, e poi ripartivano.

     Non una sosta di cinque minuti per aprire i finestrini e aerare il mezzo e, per quanto vedessi in giro gli autobus fermi erano decine, non c’era alcuna squadra di operai addetti alla disinfestazione degli automezzi.

piazza dei cinquecento Roma

    Questa dunque è la situazione.  Dopo 22 decreti legge e 21 decreti del presidente del Consiglio dei ministri, senza contare le ordinanze del ministro della sanità, per il trasporto pubblico siamo ancora alle raccomandazioni contenute nelle Linee guida del ministero delle infrastrutture e dei trasporti.  Che prevedono intanto di non prenderli, usando le bici o i monopattini per spostarsi.  Poi, se proprio non se ne può fare a meno, di comprare i biglietti con i sistemi telematici e, saliti sui bus, indossare le mascherine, non occupare tutti i posti a sedere, non affollare gli autobus e altre prescrizioni del genere.  Come se chi ha la necessità di prendere un mezzo, una volta salito dopo una lunga attesa alla fermata, contati i passeggeri e costato che l’autobus è affollato decida poi di scendere per aspettare il prossimo che passerà, quando passerà,  con la cognizione che più trascorre il tempo e più anche il prossimo autobus sarà strapieno.  Insomma hanno stabilito regole ferree per bar, ristoranti e negozi, hanno chiuso cinema e teatri, ma sui bus ci si affida al buonsenso dei passeggeri.

     Del resto in una sua intervista ai giornali la ministra dei trasporti De Micheli (PD, mica grillina) c’ha fatto sapere che non c’è un’evidenza scientifica del covid sui mezzi di trasporto.  Il Comitato Tecnico Scientifico non ha rilevato alcuna causa-effetto tra il prendere un autobus e prendersi l’epidemia.  Pare che questo covid giri da per tutto, hanno creato un clima ansiogeno per imporci forti limitazioni della libertà personale,  ma poi non siamo sicuri che si possa prendere pure sugli autobus.

     Neanche durante l’epidemia spagnola, tra il 1918 e il 1920, che ha fatto decine di milioni di morti nel mondo furono adottate regole così ferree.  L’asiatica, nel 1957, che mi costrinse una settimana a letto con la febbre, fece 1-2 milioni di vittime ma sui giornali dell’epoca la notizia più importante era il lancio del missile russo Sputnik.  Nel 1968 arrivò l’epidemia Hong Kong che si portò via altri 2 milioni di morti nel mondo ma non si fermò nessuna attività.

     Allora di aumentare gli autobus non se ne parla perché ci vogliono due anni per farseli mandare e di conseguenza non si possono aumentare le corse sperando che i passeggeri siano più diradati.    Però allo Stato, alla Regione e al Comune di Roma che sono così bravi a dirci come dobbiamo comportarci nessuno glielo dice che gli autobus a fine corsa, al capolinea, andrebbero sanificati.

Enzo

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