La lotta al coronavirus che per salvare le nostre vite le sta distruggendo diventa ogni giorno sempre più pesante e insopportabile. Ormai la vecchia normalità sta diventando sempre di più un vecchio e caro ricordo . E guai a pretendere un un po’ di allegria e divertimento, si viene da subito bollati come degli insensibili, irrispettosi, nemici del bene comune ma soprattutto con l’immancabile appellativo di negazionisti.
E’ quello che è accaduto a Neymar, stella del PSG e della nazionale Brasiliana, reo di aver avuto l’ardire di organizzare un party in una villa privata udite, udite con ben 500 persone. Ovviamente l’accaduto ha scatenato in Italia l’ira funesta del quotidiano unico del Virus e sul Brasiliano sono piovute da più parti critiche di una ferocia inaudita. Il fatto è stato ripresto infatti da tutte le testate del quotidiano unico del virus con quel tono un po’ viscido, un po’ paternalistico nel quale si ricordavano le 190.000 vittime brasiliane causa Covid e si puntava il dito contro l’astro brasiliano per il suo cattivo esempio terapeuticamente scorretto dato alle nuove generazioni.

Ovviamente non poteva mancare il commento di Andrea Scanzi, capo incontrastato della curva degli ultras del Virus che cosi ha tuonato:
“il calcio può essere epica, bellezza, mito. Oppure piò essere solo Neymar. Talento innegabile, ma anche truffatore antisportivo in cerca d’autore. Nonché negazionista bolsonariano, Vergognoso”

E’ importante notare di nuovo come chiunque pur non negando l’esistenza del virus ( Non vi è nessuna dichiarazione rilasciata dall’astro brasiliano in merito che anzi è risultato pure positivo in passato ) ma reclamando semplicemente la propria libertà viene bollato subito dal giornale unico del virus come negazionista. Ormai chi osi dissentire su qualsiasi argomento riguardante il virus, che si parli di vaccino o di costituzionalità dei dpcm , allo storty telling del pensiero unico del virus viene subito silurato nella categoria dei negazionisti senza possibilità di replica.
Ovviamente a parare di chi vi scrive ciò che ha fatto Neymar dovrebbe essere preso come esempio dai giovani di tutto il mondo, in quanto rappresenta un gesto di ribellione autentica contro il regime terapeutico. Il gesto del Brasiliano infatti è pienamente in linea con la rivoluzione della pernacchia: Nessuna bomba contro la polizia, nessuna vetrina spaccata, nessuna manifestazione di piazza, ma semplicemente un ritorno alla normalità con una bella pernacchia alle autorità. E’ questo che bisogna fare, in Italia come in tutto il mondo! Perché arrivati a questo punto la cosa che più spaventa non sono ne il virus ne i governi.
Ciò che più spaventa chi vi scrive è la reazione supina e genuflessa a tutto quello che stiamo subendo. Lentamente ed in modo molto subdolo ci stiamo piano piano dimenticando di cos’è la vera normalità. Ci stiamo lentamente abituando a pensare ai nostri diritti come delle gentili concessioni che i nostri nuovi principi medievali al governo possono revocare in qualsiasi momento . Tra un lokdown e una speranza di un vaccino salvatore ci stiamo pacatamente addestrando alla nuova normalità. Una normalità triste, senza nessuna forma di convivialità e socialità . Una realtà nella quale veniamo privati dei nostri diritti fondamentali sanciti dalla costituzione dal giorno alla notte senza possibilità di appello. Una realtà sempre meno reale e sempre più virtuale in cui presto ci verrà proibito anche di scopare dentro casa nostra.
La soluzione a tutto questo? Sempre la solita sempre la stessa: Bisogna riaprire tutte le nostre attività fuori dall’orario stabilito delle autorità. Bisogna tenere aperti i nostri esercizi commerciali notte e giorno tutti i giorni. La gente deve iniziare a violare il coprifuoco anche a costo di pesanti sanzioni. Nessuno dovrebbe rispettare nel modo più assoluto queste regole assurde e allucinanti che ci rovinano la vita e distruggono l’economia. Ma bisogna farlo subito, bisogna farlo in fretta prima che questa nuova società malata diventi la nuova società e la vecchia diventi solo un bellissimo ricordo di un qualcosa che non tornerà mai più.